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Test clinici promuovono l'uso di farmaci inefficaci e costosi

Farmaci Redazione DottNet | 27/11/2018 16:04

E' la conclusione di uno studio della McGill University del Canada, pubblicato sulla rivista Jama Internal Medicine

Alcune sperimentazioni cliniche finiscono col promuovere l'uso di farmaci inefficaci e costosi.  Cioè l'opposto di quello che dovrebbero fare. E' la conclusione di uno studio della McGill University del Canada, pubblicato sulla rivista Jama Internal Medicine. La ricerca si è concentrata su uno degli antidolorifici più venduti al mondo, il pregabalin, di cui alcuni usi non sono stati approvati dall'agenzie regolatorie dei farmaci in Canada e Usa. Sulla base dei dati delle sperimentazioni, hanno raccolto la cronologia dello sviluppo del pregabalin per capire quali prove avessero disponibili i medici e chi ha redatto le linee guida, quando hanno raccomandato il farmaco, e come sono stati coordinati i test. Hanno così visto che dopo aver ricevuto il primo via libera, si creava spesso l'idea che funzionasse contro altre malattie rispetto a quelle per cui era stato testato.

"Lo sviluppo di un farmaco è come una staffetta, dove il primo corridore cerca di mostrare che può funzionare, e il secondo prova che funziona davvero - commenta Carole Federico, coordinatrice dello studio - Questa staffetta funziona molto bene prima che il farmaco venga approvato, perchè le agenzie regolatorie impediscono alle aziende di metterlo sul mercato prima di aver terminato tutta la gara". Ma una volta che c'è l'approvazione, il secondo corridore, "quello il cui lavoro è provare che il farmaco agisce anche su un'altra patologia, spesso lascia cadere il testimone", continua, I medici sono liberi di usare un farmaco per malattie diverse da quelle per cui sono state approvate e non c'è obbligo per le aziende di dimostrare che funzioni in questi casi. "Ciò significa - prosegue Federico - che i test di ricerca, che si fanno su farmaci già approvati per nuove malattie, spesso ne incoraggiano l'uso per terapie inefficaci". Non c'è niente di sbagliato nell'uso off label dei farmaci, conclude Federico, "ma quando vengono usati così sulla base di pochi dati, i pazienti potrebbero subire danni perchè prendono medicinali che non servono per la loro malattia".

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fonte: Jama Internal Medicine

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